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venerdì 6 marzo 2015

I fattori di produzione


Introduzione di Tommaso Cabrini

Richard von Strigl è stato uno dei più importanti economisti austriaci del periodo interbellico. Pur essendo pressochè sconosciuto in Italia, è stato un personaggio fondamentale nella storia economica viennese. Al suo funerare Friedrich Hayek disse: “con la sua morte scompare la figura nella quale le speranze di preservare la tradizione di Vienna, come centro di insegnamento economico e futura rinascita della ‘Scuola Austriaca’, sono state a lungo riposte.

Con un po’ di ricerca e di lavoro di traduzione vi propongo qualche capitolo del libro più influente di von Strigl “Kapital und Produktion”, un sapiente lavoro nel quale ha saputo coniugare la teoria della produzione di Eugen von Böhm-Bawerk con la teoria del ciclo economico di Ludwig von Mises.




I fattori di produzione
(da Kapital und Produktion di Richard von Strigl cap.1)
 
Poichè la natura non ha fornito l’uomo di tutto ciò che necessita per il suo sostentamento e per il soddisfacimento degli altri suoi bisogni, egli deve continuamente faticare per produrre beni di consumo. Il processo di produzione è stato accuratamente descritto da Eugen von Bohm-Bawerk quando ha parlato di una combinazione di lavoro umano e dei doni della natura. La natura umana e quei frutti della natura, che non sono sufficientemente abbondanti per soddisfare tutti i bisogni (e dunque sono scarsi), diventano quindi oggetto di “economizzazione”: cioè, tali fattori di produzione vengono utilizzati in modo da ottenere il massimo ritorno possibile e, tali utilizzi, saranno evitati quando non giustificati dalla prospettiva di risultati futuri. Nel corso della storia economica la produzione è senza dubbio aumentata in modo straordinario, nonostante la natura abbia fornito solo una limitata quantità dei suoi prodotti migliori: il suo suolo migliore, le sue migliori materie prime. Varie circostanze hanno contribuito a questo incremento della produzione. In particolare, una costante crescita nella conoscenza delle leggi della natura ha reso possibile che si trovassero in continuazione nuove tecniche produttive. Al pari di ciò, ci sono stati progressi nello sfruttamento dei vantaggi della combinazione, in diverse modalità, del lavoro di numerose persone, soprattutto sotto forma di divisione del lavoro, che ha comportato un incremento della produzione ripartendo e integrando le attività produttive. Infine, è di grandissima importanza il fatto che l’uomo è stato in grado di costruire quell’elemento del processo produttivo che viene identificato col termine “capitale”.

Lavoro e terra (nella misura in cui le risorse migliori non sono disponibili in sovrabbondanza) vengono definiti i fattori originari di produzione, e sono messi in contrasto con il capitale, in quanto fattore di produzione prodotto a sua volta. Comunque, se si accetta tale definizione, non bisogna dimenticare che quando si impiega capitale non si sta mai utilizzando un nuovo tipo di fattore di produzione, ma piuttosto che si stanno utilizzando fattori di produzione originari in un modo specifico – poiché esso stesso può essere stato prodotto unicamente utilizzando fattori di produzione originari. Quando parliamo di produzione di capitale, dobbiamo far riferimento a tale utilizzo di fattori di produzione originari, alle circostanze nelle quali tali fattori di produzione originari sono stati utilizzati, ed ai loro effetti. Chi terrà a mente questo punto alquanto ovvio riuscirà ad evitare di fare molti errori che derivano da ragionamenti sbagliati. Vedremo subito che il capitale inizialmente non ha nulla a che fare con la moneta: “capitale monetario” è un’espressione che ha significato solamente in un’economia monetaria. (1) Il capitale, inoltre, non può essere qualcosa specifico di una sola forma di organizzazione sociale. La produzione “impiega capitale” o è una “produzione capitalistica” se utilizza i fattori originari di produzione in una specifica modalità, indipendentemente che essa sia organizzata “in modo capitalistico”, e cioè, secondo il senso comune del termine, nel modo in cui la proprietà privata del capitale svolge un particolare ruolo sociale. Infine, il capitale può essere concepito come una forza produttiva che si trova al di fuori del mondo dei beni, sotto forma di un fondo immaginario di conquiste produttive, o qualcosa di simile. Andare alla deriva su questo argomento è estremamente pericoloso per la teoria economica.

 
(1)Ciò non esclude la possibilità che cambiamenti nella struttura produttiva possano essere influenzati dal lato monetario.

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