martedì 5 febbraio 2013

Intervista esclusiva a Giacomo Zucco

di Luigi Angotzi

Giacomo Zucco, ventinovenne portavoce del Tea Party Italia, ha messo alle corde Mario Monti durante la trasmissione Leader: il video già spopola sul web. L'ex premier è sfuggito goffamente alla sua domanda: «perché ha alzato tasse e spesa pubblica quando sapeva di dover fare l'opposto?». All'indomani di questo «Ko tecnico» in diretta televisiva, la redazione ha fatto qualche domanda a Giacomo.

Giacomo, sei soddisfatto di quanto ha detto il Prof. Monti? Secondo te gli ascoltatori avrebbero gradito una risposta più corposa?

Non credo che una risposta più "corposa" sarebbe stata molto più soddisfacente: ho il sospetto che Monti non abbia risposto nel merito perché, semplicemente, non poteva rispondere nel merito. Però sinceramente mi sarei aspettato almeno un elaborato tentativo politichese di giustificare il suo operato, e non quella risposta da bambino con l'orgoglio ferito. Il professore ha voluto provare a tutti i costi una cosa per lui molto nuova: l'irriverenza, che finora gli è sempre stata risparmiata tanto dai suoi studenti in Bocconi quanto dai giornalisti a Palazzo Chigi. Ma quando ha avuto quello che chiedeva, ha evidentemente scoperto di non gradirlo particolarmente.

Il Prof. Monti come sai è candidato nuovamente alla carica di Presidente del Consiglio. Pensi che con un nuovo mandato possa migliorare la sua precedente azione di Governo?

In teoria tutto è possibile, anche che un Berlusconi premier tagli la spesa pubblica, o che un Vendola premier faccia le liberalizzazioni. Ma ci sono cose che, basandosi sull'esperienza, risultano molto improbabili. Che un burocrate statalista, centralista e conservatore (in senso negativo) come Mario Monti governi in modo sostanzialmente diverso da come ha fatto durante quest'anno è abbastanza improbabile. Se poi si pensa che la sua ipotetica maggioranza "riformatrice" sarebbe costituita da Fini e Casini...

Quale ritieni essere - ammesso che vi sia - il miglior programma elettorale per la futura guida del Paese in questa campagna elettorale ?

Come Tea Party Italia stiamo lavorando ad una sorta di "rating" circostanziato dei vari programmi elettorali a confronto. Per ora non li abbiamo ancora analizzati tutti in modo sistematico, ma a occhio e croce mi sento di dire che il programma che sfoggia un miglior compromesso tra credibilità e bontà delle proposte, pur con tutti i limiti del caso, è quello di "Fare per Fermare il Declino". Taglio di 6 punti di spesa pubblica, taglio di 5 punti di pressione fiscale, cessione del patrimonio pubblico a copertura del debito, liberalizzazioni e federalismo; ognuna di queste proposte è tutt'altro che "estrema" e può sembrare il tentativo di curare un cancro con un'aspirina, però per lo meno è supportata da studi di fattibilità dettagliati e trasparenti. Nei programmi dei partiti della coalizione di centro-destra ci sono alcune cose anche più "mirabolanti", a livello di riduzione della tassazione, ma sono purtroppo molto poco verosimili, e si spartiscono la scena con sparate davvero deleterie (per esempio quella dell'uscita dall'euro con conseguente svalutazione monetaria in alternativa ad un processo di centralizzazione del debito europeo e trasformazione della BCE in una macchinetta stampa-soldi analoga alla FED - roba veramente indigeribile).

Quali sono le misure che tu, portavoce nazionale del Tea Party Italia, avresti adottato per fronteggiare la crisi economica in questo ultimo anno di legislatura? E quali sono quelle che vorresti si facessero durante la prossima?

Probabilmente la mia risposta risulterà molto prevedibile, ma la principale misura per rilanciare la nostra economia è un taglio drastico, immediato e deciso della tassazione! E siccome sappiamo bene che il debito non è altro che una "tassa sul futuro", una simile riforma fiscale deve essere operata a fronte di un altrettanto drastico taglio della spesa pubblica, magari operata con un approccio in stile "zero-based budgeting". Un po' di risparmio di spesa può avvenire anche tramite una pesantissima riduzione dello stock di debito pubblico, che porti al risparmio sugli interessi passivi ; e cosa ci può essere di meglio di una bella "tassa patrimoniale", per abbattere il debito? A patto, ovviamente, che il patrimonio tassato sia quello di chi il debito l'ha fatto: lo Stato! L'attivo pubblico italiano è immenso, e può essere ceduto o comunque utilizzato a copertura del debito, con un interessante effetto collaterale: la riduzione del perimetro pubblico e di conseguenza anche di sprechi, corruzione e interferenze politico-burocratiche nel mercato e nella vita delle persone. Poi occorrerebbe una seria liberalizzazione del mercato del lavoro: la libertà contrattuale è l'unica vera garanzia di un'occupazione diffusa e stabile. Sarebbe importante sviluppare una reale autonomia fiscale (non "alla siciliana", per intenderci: un'autonomia vera, nella quale ogni ente locale spende solo le risorse reperite sul territorio da esso controllato), che porterebbe ad una responsabilizzazione delle amministrazioni e ad una concorrenza fiscale virtuosa, verso il basso, come accade nel modello svizzero. Infine, è essenziale fare in modo che la tassazione italiana diventi non solo leggera, ma anche legale, perché attualmente troppo spesso non lo è: si pensi agli scandali di Equitalia, alla continua violazione dello Statuto del Contribuente, all'annullamento dello Stato di Diritto nell'azione degli esattori.

Come portavoce del Tea Party Italia ci puoi informare su quali obiettivi ha il movimento per l'immediato futuro?

Gli stessi che avevamo nell'immediato passato: continuare a mettere in rete tra loro tutte le iniziative che mirano alla sensibilizzazione e al contrasto nei confronti del nemico numero uno della libertà, del benessere, della crescita, dell'occupazione: la rapina fiscale. Come in passato, scegliamo di non focalizzarci su una sola strategia, ma facciamo in modo che diverse strategie si sviluppino "in concorrenza" tra loro, a seconda delle sensibilità, delle scelte e delle preferenze dei nostri attivisti. C'è chi si occuperà di battaglie culturali, sia in senso "alto" che in senso più "popolare"; c'è chi si impegnerà in battaglie legali e giudiziarie sui temi della legalità fiscale; c'è infine chi si attiverà in politica, all'interno di vari partiti, oppure offrendo proposte di policy dall'esterno. Per quanto riguarda le imminenti elezioni ci stiamo occupando di importare in Italia il modello dei "pledge" utilizzati con successo dall'associazione americana ATR per condizionare il comportamento dei politici eletti: si può trovare informazioni a riguardo sul sito www.unafirmacontroletasse.it. In generale, il nostro obiettivo è comunque crescere in numero, visibilità e autorevolezza: se vogliamo condizionare il dibattito politico e culturale del nostro paese dobbiamo essere tanti, decisi e rumorosi.

Sabato 26 gennaio eri a Bologna all'assemblea di “Forza Evasori” un movimento che si schiera apertamente contro le tasse e lo Stato ladro che le incamera. Cosa ne pensi di questo nascente partito dichiaratamente miniarchico? Che potenzialità ha secondo te?

Il nome "Forza Evasori" è stato in realtà frutto di una geniale provocazione da parte del mio amico Leonardo Facco: ovviamente si sapeva fin dall'inizio che questo partito sarebbe stato ricusato e non avrebbe potuto essere presente sulle schede elettorali. L'obiettivo era quello di usare la logica del "nuovo partito" per dare visibilità mediatica ai temi libertari in ambito fiscale, ed è stato raggiunto con successo! Ora sta nascendo l'ipotesi di trasformare la provocazione in un partito vero e proprio, sul modello del Libertarian Party americano o di altre compagini analoghe in giro per il mondo. Come dicevo prima, è difficile dire a priori quale strategia avrà successo, soprattutto in un periodo politicamente caotico ed imprevedibile come quello che stiamo vivendo; sicuramente è positivo che si tenti anche la strada della creazione di nuova offerta politica, accanto a quella dell'"entrismo" nei partiti esistenti e a quella della battaglia mediatica e culturale. La potenzialità è molto difficile da definire: staremo a vedere, ma ovviamente mi auguro che questa operazione, come tutte quelle mirate alla riduzione del peso dello Stato, abbia un grande successo.

In chiusura dell'assemblea Leonardo Facco (uno dei fondatori e promotori di Forza Evasori) ti ha citato come suo successore alla guida del movimento, considerandoti la persona adatta per la segreteria del partito: cosa ne pensi?

Non è proprio così: Leonardo, che da libertario coerente qual è non crede nella politica politicante, è il leader di una cosa che si chiama "Movimento Libertario", che non è un partito, non lo è mai stato e non lo sarà mai. La sua idea di presentare la lista "Forza Evasori" era, per l'appunto, una intelligente provocazione a livello mediatico. Mi ha citato come possibile segretario di un ipotetico futuro "Partito Libertario", nel caso in cui l'idea si concretizzi, perché sa che sono più incline a muovermi in un terreno contiguo con il teatrino politico-elettorale, da cui lui invece (saggiamente) si tiene alla larga.

Cosa ne pensi del partito di Oscar Giannino “Fare per Fermare il Declino” ? Sta procedendo bene nella sua campagna elettorale, oppure si sta dando luogo ad una diatriba tra liberali e libertari che nuocerà ad entrambi con il risultato di disperdere i voti di quell’elettorato?

Penso sia un'operazione che è nata sotto ottimi auspici, coinvolgendo moltissime persone di buona volontà e di grande preparazione, ma che ha sofferto di alcuni importanti problemi. Primo tra tutti l'incapacità di scegliere chiaramente tra una linea "dura e pura", in contrapposizione ai compromessi al ribasso del resto del panorama politico, e una linea (altrettanto legittima) di approccio "moderato", mirato a massimizzare le probabilità di arrivare davvero in Parlamento con un manipolo di riformisti in senso (più o meno) liberale. Questo approccio ondivago, per il quale si è passati da un veto sprezzante verso i politici del centro-destra (oggettivamente "sputtanati", su questo non ci piove) ad un'incomprensibile apertura verso Mario Monti (altrettanto "sputtanato" agli occhi di chiunque guardi la realtà senza favoritismi verso il professore), ha sicuramente lasciato disorientati molti futuri simpatizzanti. Lo stesso programma rappresenta una sorta di "limbo": è fin troppo meravigliosamente radicale per un grosso partito "istituzionale" del 15% come quello che si immaginava prima dell'estate, ma fin troppo timido per una forza che corre in splendido isolamento contro tutto e tutti, mirando a sfondare la soglia di sbarramento. Ci sono stati anche grossi scivoloni nel merito delle proposte, a mio parere: soprattutto le uscite sulla proposta di delazione fiscale a pagamento (come se il problema italiano fosse che lo Stato fagocita troppo pochi soldi, e occorresse trovare il modo per fargliene fagocitare di più), fino alla proposta di nazionalizzazione di una banca (ovviamente indigesta ai liberisti più rigorosi). Comunque sia, all'interno di "Fare" milita molta gente in gamba, tra cui moltissimi attivisti di Tea Party Italia.

La tanto citata Europa del Prof. Monti ci suggerisce "ricette" economiche spalleggiate anche da voi dei TPI, ma tutto quello che dice l'Europa è giusto o secondo te c'è qualcosa che non va?

In realtà, a mio parere, quasi tutto in Europa non va. Io ho ricordato a Monti le "ricette" europee perché volevo evidenziare come il suo governo avesse del tutto disatteso anche le indicazioni di quelle istituzioni sovranazionali a cui continuamente i suoi esponenti si riferivano come ad un mantra salvifico, ma penso che poche cose siano pericolose, deresponsabilizzanti e foriere di disastri come l'accentramento politico, la cosiddetta "armonizzazione fiscale", la concentrazione dei rischi finanziari. Il fatto che persino gli euro-burocrati si siano resi conto che aumentare le tasse è deleterio, è sicuramente una cosa di cui tenere conto per evidenziare le contraddizioni dei "tecnici" nostrani, ma questo non vuol dire che il processo di accentramento europeo vada visto come un fenomeno positivo. Anzi: la famigerata e disastrosa PAC europea, le quote latte, le assurde e demenziali imposizioni burocratiche, il protezionismo su scala continentale, i salvataggi bancari imposti dall'Unione, l'irresponsabile proposta degli "euro-bond", sono tutte cose contro cui ci dobbiamo battere senza esitazioni. Anche la politica monetaria europea, sebbene inizialmente (relativamente) assennata, si è da qualche anno lanciata in un folle inseguimento delle follie della Federal Reserve americana; anche se sul capitolo monetario l'alternativa nazionale continua a sembrare persino più spaventosa: una neo-lira in mano al governo italiano sarebbe veramente una terribile arma di tassazione di massa.

Pensi che sia positivo ciò che sta accadendo in molte regioni d'Europa (come la Catalogna) in cui le comunità locali si riprendono la propria autonomia, oppure condividi l'opinione mainstream che il progetto comunitario debba procedere incurante a tappe forzate verso gli Stati Uniti d’Europa?

Penso che le dinamiche di ricerca dell'autonomia (in Catalogna come in Veneto, tanto per fare anche un esempio più vicino a noi) siano estremamente positive, perché la vera autonomia e la ridotta estensione territoriale sono sempre ottimi sistemi per ridurre la voracità delle istituzioni, come dimostra la logica e come conferma la storia. Tuttavia temo che il processo di continuo accentramento continuerà, e sarà molto difficile contrastarlo. Perché l'autonomia implica responsabilità e trasparenza, mentre le strutture parassitarie che costituiscono tanto gli stati nazionali quanto l'euro-burocrazia vivono di opacità e di irresponsabilità.

Grazie per la disponibilità e a presto.

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