lunedì 26 novembre 2012

Catalogna: vince l'indipendenza, perde Mas

di Paolo Amighetti

In Catalogna è terminato lo scrutinio delle urne: ha inizio il valzer delle ipotesi, delle congetture, dei calcoli. Il Corriere della Sera parla di «tracollo» degli indipendentisti. La parola è un po' troppo forte: se infatti Convergència i Uniò ha perso dodici seggi, i separatisti di sinistra dell'Esquerra Republicana ne hanno guadagnati undici in più rispetto alle ultime elezioni; i comunisti catalani e gli ecologisti favorevoli all'indipendenza, tre di più rispetto al 2010. Sulla carta, esiste dunque una maggioranza soberanista: il catalanismo ha conquistato ottantasette seggi sui 135 disponibili, anche se i rimanenti quarantotto rimangono in pugno a socialisti, democristiani e Ciutadans.
Artur Mas, per governare con tranquillità e soprattutto indire il referendum per l'indipendenza, deve tirare dalla sua parte tutto l'arco costituzionale catalano: dovrà quindi scrollarsi di dosso la diffidenza per i «rossi» e remare con foga verso la consultazione referendaria. Non è detto che Mas scelga questa strada, ma dilatare i tempi, tergiversare, o (peggio ancora) far lega con qualche partito spagnolo pur di chiudere la porta ad Esquerra e compagni, vorrebbe dire giocarsi il capitale di fiducia dell'elettorato. Secondo alcuni osservatori la politica del rigore di bilancio propugnata da Ciu, che fa storcere il naso alle sinistre, rovinerà il progetto delle «larghe intese» catalaniste.
I giochi sono aperti: Convergència i Uniò, che nonostante questa lieve battuta d'arresto resta il partito di maggioranza relativa, ne deciderà l'esito.

3 commenti:

  1. ottimo Paolo Amighetti, se non fosse così vecchio lo definirei una promessa per il futuro..

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  2. Collasso Italia! Qui crolla tutto!

    Nonostante tutte le tasse e i balzelli dei tecnici, nonostante il grande salasso di fine anno con il botto conclusivo dell’Imu, nonostante una politica fiscale di lacrime e sangue, l’Italia è comunque prossima al tracollo! L’Ilva che chiude, andando a sommare i suoi 5.000 cassintegrati alle centinaia di migliaia di precari e disoccupati, la Fiat che non si è capito bene dove andrà a produrre e quanto a licenziare, il reddito delle famiglie in caduta libera, 4milioni di contratti in attesa di essere rinnovati, il caro vita che aumenta a dismisura innescando una corsa mortale a chi implode prima tra debito pubblico e sfascio sociale, sistema pensionistico prossimo al default, crescita zero, e poi, neanche a dirlo, tutto da rifare sul fronte scuola, giustizia, sicurezza, pubblica amministrazione, insomma un disastro generale, un caos totale, la fine di una nazione! E adesso, ma non avevamo dubbi in proposito, pure “la sostenibilità futura del Servizio Sanitario Nazionale potrebbe non essere garantita”. Ad affermarlo è il presidente del Consiglio Mario Monti che avverte: “La crisi ha colpito tutti ed il campo medico non è una eccezione. La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni. La posta in palio è altissima. Non sono tante le occasioni per me e per i ministri per guardare l'oggi con conforto e il domani con grande speranza”. Insomma prima ci dicevano di vedere la luce in fondo al tunnel e adesso che è buio totale. Delle due l'una: o ci vedono poco, e allora è il caso che si rivolgano ad un buon oculista finchè il Ssn ancora regge, oppure ci capiscono meno, e allora è meglio che si levino di mezzo!!! Intanto quel che resta dello Stato Italiano si prepara all’incasso di fine anno con l’ultima rata a saldo dell’Imu, la più folle della storia del fisco mondiale… ma allora perchè continuare a pagare... ma a cosa e soprattutto a chi serve restare su una barca destinata comunque ad affondare?

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    1. I tecnici, troppo timidi per tagliare la spesa pubblica e snellire lo stato nelle sue proprietà, nei suoi organi e nelle sue mansioni, brancolano nel buio. Intanto i conti non tornano: ci stupiremmo se tornassero! Stanno cercando la quadratura del cerchio, ed è ovvio che non la trovino. Churchill diceva che sarebbe folle sperare che una nazione esca da una crisi aumentando le tasse: sarebbe come un uomo in un secchio che tenti di alzarsi tirando il manico.

      Paolo Amighetti

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